FABIO BENINCASA
PRANZO DOMENICALE. Del precipitare della dissoluzione
La suggestiva aula dell’ex-chiesa di San Francesco a Velletri, a partire dal 5 luglio, diventa un avvincente spazio di dialogo non solo fra diverse forme d’arte, come pittura, scultura e architettura, ma anche fra diversi artisti, tramite l’allestimento di due installazioni: PRANZO DOMENICALE. Del precipitare della dissoluzione, frutto collaborativo del sodalizio umano e professionale di Angelo Colagrossi, Mauro Magni e Vincenzo Pennacchi, A cura di Fabio Benincasa, accanto a E LA NAVE VA, opera del solo Vincenzo Pennacchi, curata da Gaia Conti. Nello stesso luogo è visibile inoltre una ristretta selezione di opere pittoriche dei tre artisti che contribuisce ad approfondirne i temi e il percorso. La mostra si articola così come una vera e propria indagine del rapporto fra il senso del sacro e quotidianità del profano e una meditazione sulla difficoltà di esprimerne la manifestazione nella nostra contemporaneità.(…)PRANZO DOMENICALE. Del precipitare della dissoluzione, si presenta invece agli occhi del visitatore come un equilibrato assemblaggio fra opera pittorica e scultorea. Le norme mandorla di oltre sette metri dipinta da Colagrossi e Magni, sovrastante il desco il la copia di commensali realizzati da Pennacchi, A trovato simbolicamente posto nel fulcro absidale del tempio, luogo dove è tradizionalmente destinata a manifestarsi la presenza divina di fronte ai fedeli. Qui l’esperienza del Sacro attraverso la contemplazione dell’Icona, rimanda, con toni decisamente più drammatici e meno consolatori, all’iconografia eucaristica. Il momento quotidiano del pasto si trasfigura celebrando un possibile ruolo rituale delle arti nel guidarci verso la manifestazione di un senso sacro nella realtà. Senso che tuttavia appare perennemente compromesso da oscuri presagi, un clinamen meccanicistico che vede la precipitazioni di lettere e oggetti, un coltello che invece di tagliare il cibo penetra un personaggio, una stoviglia che, vuota, si fa specchio riflettente dell’ansia metafisica dei personaggi e dunque del pubblico. La ierofante mia non coincide qui con la perfetta intelleggibilità del divino ma con la Babel segnica della decorazione di Magni e Colagrossi. All’apparizione estatica si sostituisce la dissoluzione della forma, quasi che la rivelazione dello spazio separato del Sacro coincida con il caos stesso.
Ai lati di PRANZO DOMENICALE, sono esposte due tele, rispettivamente Marte (Gaza) di Mauro Magni e Molto Moltissimo di Angelo Colagrossi, Che ribadiscono simmetricamente il discorso artistico sulla dimensione del Sacro espresso nell’iconica fissità dell’installazione. Da un lato nella versione di Magni di una Torre di Babele, rovina contemporanea, nella quale Lecco delle preghiere si trasforma nella ripetizione coattiva di una dichiarazione di odio eterno, dall’altro nei colori intensi e dolenti di una crocifissione di Colagrossi in cui la manifestazione del Divino si annulla piuttosto nel rumore di fondo del caos mediatico.
Altre opere pittoriche di Pennacchi, sono invece disposte nelle nicchie laterali a E LA NAVE VA riassumendo succintamente una lunga esplorazione della soglia artistica, nella quale l’uso quasi materico dei colori e il trattamento delle superfici esalta l’idea di un attraversamento di scultura e architettura che si dà forma tramite l’uso evocativo del colore. Frammenti di specchio, colori e forme, nella loro giocosità, sembrano dialogare con il recinto sensoriale dell’istallazione che costeggiano fornendo ulteriori occasioni di meditazione allo spettatore.
Nella ex-chiesa francescana di Velletri, il dialogo fra artisti e opere, pur nelle diverse modalità di interpretazione del Sacro, si colloca evidentemente nel segno della potenzialità, che deve ovviamente confrontarsi con una dolorosa crisi, ma non perde per questo la fiducia verso un’attiva pratica artistica.
Ai lati di PRANZO DOMENICALE, sono esposte due tele, rispettivamente Marte (Gaza) di Mauro Magni e Molto Moltissimo di Angelo Colagrossi, Che ribadiscono simmetricamente il discorso artistico sulla dimensione del Sacro espresso nell’iconica fissità dell’installazione. Da un lato nella versione di Magni di una Torre di Babele, rovina contemporanea, nella quale Lecco delle preghiere si trasforma nella ripetizione coattiva di una dichiarazione di odio eterno, dall’altro nei colori intensi e dolenti di una crocifissione di Colagrossi in cui la manifestazione del Divino si annulla piuttosto nel rumore di fondo del caos mediatico.
Altre opere pittoriche di Pennacchi, sono invece disposte nelle nicchie laterali a E LA NAVE VA riassumendo succintamente una lunga esplorazione della soglia artistica, nella quale l’uso quasi materico dei colori e il trattamento delle superfici esalta l’idea di un attraversamento di scultura e architettura che si dà forma tramite l’uso evocativo del colore. Frammenti di specchio, colori e forme, nella loro giocosità, sembrano dialogare con il recinto sensoriale dell’istallazione che costeggiano fornendo ulteriori occasioni di meditazione allo spettatore.
Nella ex-chiesa francescana di Velletri, il dialogo fra artisti e opere, pur nelle diverse modalità di interpretazione del Sacro, si colloca evidentemente nel segno della potenzialità, che deve ovviamente confrontarsi con una dolorosa crisi, ma non perde per questo la fiducia verso un’attiva pratica artistica.